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Programmazione del

TOUR del Peloponneso 2011 da Patrasso a Kithira

by YAMAHA T-MAX

(Ultima versione by Octopus):




Visualizzazione ingrandita della mappa 

DESCRIZIONE DEL TOUR DEL

PELOPONNESO by Yamaha T-Max

Essendo Patrasso il punto di partenza più frequente per visitare il Peloponneso, è da qui che l’itinerario ha inizio.

La prima meta è Kalavrita, splendido paesino in mezzo ai monti, tanto per saggiare immediatamente le strade secondarie di questa parte della Grecia, che fin da subito si rivelano non facili da scovare.

Scesi dal traghetto è necessario percorrere il lungomare verso sud, in direzione di Pirgos.  Alla prima occasione utile bisogna seguire le indicazioni per Kalavrita ponendo attenzione a come si scrive in Greco (è essenziale, nel nostro alfabeto assomiglia a KALABPUTA oppure KAAABPYTA a seconda che sia scritto minuscolo o maiuscolo, frequentemente è in minuscolo).   Se si arriva a Mindilogli si è già oltrepassato l’incrocio giusto, occorre quindi tornare sui propri passi.  In teoria sarebbe anche possibile andare verso Tripoli avendo cura, a una quindicina di chilometri dal traghetto, di non mancare la strada secondaria che piega a sinistra; comunque una volta indirizzati Kalavrita è indicata di tanto in tanto anche con i caratteri occidentali e non si può più sbagliare.

A Kalavrita vale la pena andare almeno per tre ragioni: è un luogo fresco e rilassante dove si mangia e si sta bene, è vicina alla “Grotta dei laghi” ed è la base di partenza della famosa escursione sul trenino a cremagliera diretto a Diakoftò, che transita in luoghi irraggiungibili in moto o in auto.  Gli orari delle corse sono i seguenti: da Diakoftò a Kalavrita  6.58 – 9.22 – 11.48 – 14.38; da Kalavrita a Diakoftò  8.09 – 10.34 – 13.18 – 15.51; durante l’alta stagione estiva dovrebbe esserci una corsa in più alla sera e consigliamo rigorosamente la 1° classe acquistando il biglietto (4€ a persona) il giorno precedente oppure con molto anticipo al mattino per ottenere il posto migliore (preferibilmente i nr. 1 e 2).  Con l’andata delle 10.34 ed il ritorno delle 11.48 rimane tutto il tempo per mangiare un boccone e recarsi alla “Grotta dei Laghi”, aperta ufficialmente fino alle 16.30 ma di fatto ben oltre nei festivi e in alta stagione.  Il luogo, indicato come “cave lakes”, si trova a 16,5km da Kalavrita sulla panoramicissima strada parallela a quella principale, in direzione di Klitorià poco prima del villaggio di Kastrà.  La visita è obbligatoriamente guidata (in lingua inglese e greca) e al prezzo di 7€ si accede ad una grotta unica in Europa poiché vanta al suo interno 13 piccoli laghetti (sicché è più suggestivo andarvi prima dell’estate, quando l’acqua è più alta).  Al ritorno, giunti in cima al passo, la via a destra porta dopo 7 ben asfaltati chilometri agli impianti sciistici della regione.

A Kalavrita le guide turistiche di cui ci siamo avvalsi consigliano l’Hotel Anesis, in piazza, dietro alla chiesa bizantina con bei mosaici sulla facciata.  Noi vi abbiamo pernottato per 30€ a notte a camera e li ha senz’altro meritati, abbiamo tuttavia avuto l’impressione che anche l’Hotel Maria possa essere un buon indirizzo.  Vi abbiamo consumato le migliori colazioni e dando un’occhiata ai depliant pubblicitari ci è parso elegantemente arredato e semi ristrutturato.  Per cenare ci siamo trovati particolarmente bene con i souvlaki di pollo della taverna all’angolo sotto l’Hotel Mega Alexandros, i più buoni di tutto il viaggio.

Lasciando Kalavrita per Olimpia non sono certo i panorami a mancare.  In cima al passo conviene svoltare a destra per Aroania e poi Tripotama, risparmiando una ventina di chilometri.  Le vedute dall’alto sulle vallate circostanti sono favolose e numerosi si susseguono gli incontri con capre e pecore. 

Olimpia, patria delle Olimpiadi, è una tappa obbligatoria.  Il biglietto per il sito costa 9€ compresa l’entrata al museo archeologico dove fanno bella mostra di se le statue dell’Hermés e della Nike, oltre, nel salone centrale, alle statue dei due maestosi peristili dell’imponente tempio di Zeus.

Per mangiare, anche a pranzo, vale davvero la pena di andare a Miraka, a 3km., alle taverne Bacchus oppure Drossia, citate dalla guida Routard e proprio l’una di fronte all’altra.   Il cibo, l’atmosfera e i prezzi sono assai migliori rispetto alle taverne della moderna Olimpia, tutte per turisti.  Per dormire ci siamo concessi il lusso dell’Hotel Pelops, molto bello, appena ristrutturato ma caro per la Grecia (il 15 settembre, quindi fuori stagione, abbiamo speso 60€ per la doppia compresa un’abbondante colazione a buffet).

Lasciando Olimpia suggeriamo ai Tmaxers l’itinerario Langadia-Dimitsana-Stemnitsa-Andritsena-Basses-Tholò, uno dei più amati del Peloponneso poiché si snoda fra le più alte vette della regione, circondato da una vegetazione rigogliosa, attraverso paesini incastonati su ripidi pendii e paesaggi fortemente bucolici.  L’asfalto è molto variabile: fra il discreto e il buono, a tratti anche ottimo, con curve a non finire ma…occhio alle pecore.  I chilometri sono circa 200 ma non devono spaventare poiché il tragitto è relativamente scorrevole.  La carreggiata si mantiene un po’ stretta fino a qualche chilometro dopo Langadia, quando si apre in un vero e proprio stradone, che porta a Tripoli con ampie curve ma che va subito abbandonato seguendo a destra le indicazioni per Dimitsana (attenzione a com’è scritto).   Lungo il tracciato si incontra il tempio di Basses, uno dei meglio conservati della Grecia ma celato sotto una grande tenda poiché in corso di restauro.  Una volta a Tholò si prosegue verso sud per giungere ad una delle mete marinare più belle del Peloponneso, assolutamente da non perdere, la spiaggia di Voidokilia a 14-15km a nord di Pylos e circa 26 di Methoni: un cerchio sabbioso simile ad un atollo, con una sola apertura al mare, chiuso alle estremità da due scogliere alte qualche decina di metri.  Serve un pizzico di fortuna per trovare la via buona per arrivarvi, ma noi abbiamo la giusta “ricetta”: provenendo da Pylos va ignorata la prima indicazione a sinistra (che dopo uno sterrato di oltre 1km porta ad un piazzale dove parcheggiare per poi proseguire a piedi per un altro chilometro) continuando per 4,8km fino alla successiva traversa a sinistra, da imboccare per poi seguire per 3,5km i segnali “sito archeologico” e “voidokilia”.   Quando inizia il facile sterrato si è a soli 800 metri dall’ampio parcheggio dietro alla spiaggia.

Voidokilia:

Le due città principali della zona, Pylos e Methoni, sono villaggi di pescatori sviluppatisi in fretta a misura della grande affluenza turistica che c’è in alta stagione. 

Pylos sorge in una rada incantevole, caratterizzata da una notevole ampiezza ma semichiusa al largo dall’Isola di Sfaktiria e da un faraglione.  Arrivando da nord si può godere della vista dall’alto sul porticciolo turistico e sul borgo incastonati in tale mirabile contesto.   Il paese è invero piacevole ma un po’ caotico di giorno anche fuori stagione come ora.  A Pylos il migliore pernottamento lo offre l’affittacamere “Rooms 12 Gods”, venendo da nord lo si trova sulla destra lungo la ripida discesa.

Al contrario di Pylos noi abbiamo trovato Methoni semivuota, animatasi solo nel corso del fine settimana.  Apprezzabile, qualche chilometro prima di entrare in paese, la vallata che si apre tagliata dal nero nastro d’asfalto.

Entrambe le nostre guide turistiche segnalano come sistemazione più vantaggiosa per rapporto qualità/prezzo l’Hotel Albatros, in una delle due vie parallele che attraversano l’abitato (quella di sinistra entrando da nord).  Non trovandone i proprietari noi siamo capitati, poche centinaia di metri più avanti, all’Hotel Achille, elegantemente ridipinto di bianco all’esterno e con camere appena riammodernate pur con bagni rimasti decisamente troppo vecchi.  Il mobilio è recente ma molto semplice.  Il prezzo massimo in alta stagione è di 50€ senza prima colazione, noi a metà settembre ne abbiamo spesi 40 con la colazione.  Le camere sul fronte sono provviste di ampie terrazze con filo stendibiancheria.  A Methoni si mangia una pizza decente da “O  KIPOS”, gestita da un’amabile coppia canadese, non facile da trovare: il modo più semplice è risalire per un centinaio di metri dalla spiaggia il canale (pressoché asciutto) che vi sfocia, tenendone la sponda destra.  

Proseguendo il viaggio verso est si incontra Finikounda, famosa per il suo litorale sabbioso, è un ex piccolo villaggio di pescatori divenuto località pressoché esclusivamente turistica.  Non c’è molto salvo innumerevoli affittacamere.  A noi più che la piccola e affollata spiaggia del centro è piaciuta maggiormente quella prima del paese, lunga a sufficienza per farvi piacevoli passeggiate e delimitata alle spalle da dune e agli apici da due piccoli promontori.  Vi si accede svoltando a destra alla prima traversa 100 metri dopo il camping Finikes, trovando dopo 300 metri un ampio parcheggio sterrato.  C’è anche un’entrata ufficiale poco più avanti, segnalata dal cartello marrone “Beach km.0,4”, qui c’è più gente e può rivelarsi difficoltoso parcheggiare.  Nella zona centrale, a lieve distanza dai due accessi, vi si trovano alcuni naturisti.

Continuando si arriva a Koroni con la nota e sabbiosa spiaggia di Zaga. Per raggiungerla conviene lasciare la moto lungo la strada nella piazzola più vicina.  Dopo Koroni andando a nord non vi è più nulla di interessante. 

Nota: da Methoni a Koroni la segnaletica e le mappe mostrano 25km ma lungo la costa se ne percorrono 33.  In realtà la via “principale” forse devia non segnalata a sinistra poco prima di Vassilitsi (si nota una traversa con asfalto recente e carreggiata ampia) per finire direttamente a Koroni.  Da Vassilitsi invece l’asfalto peggiora repentinamente e la carreggiata si stringe.  Zaga rimane subito prima di Koroni sulla strada proveniente da Vassilitsi.

Terminato il giro della penisola Messenica (da cui proviene la popolazione che fondò la nostra Messina) prepariamoci ad uno dei percorsi in assoluto più suggestivi: da Kardamili (35km a sud di Kalamata) ad Areopoli e poi il giro del Mani è quanto di più magnifico si possa trovare nel Peloponneso.  La qualità dell’asfalto, come sempre in Grecia, è alquanto variabile, dallo scarso all’ottimo ma con una presenza di ottimo maggiore della media. Poco prima di Kardamili (famosa come base per il trekking sui monti del Taigeto) la visuale si apre in un panorama mozzafiato.  In paese consigliamo per una sosta l’Aman Café che si trova in una traversina sulla destra della via principale e poi in fondo a sinistra (seguire “Taverna Lela’s”).  Bel posto, vista mare, ben frequentato dalla gioventù locale, ottime colazioni (uova e bacon, omelettes varie, yogurth con miele-noci-frutta…) che dalle 11 alle 13 è possibile sostituire alla solita insalata greca per il pranzo.  Un posticino che ci è piaciuto davvero e dove non abbiamo esitato a fermarci nuovamente al ritorno.  Il paesaggio muta radicalmente una manciata di chilometri prima di Areopoli.  Le schiere di ulivi e la ricca vegetazione vengono sostituite dall’aspro territorio del Mani Laconico (mai chiesti da dove derivi il termine “malinconia”?), una terra dura, sostanzialmente priva di piante a medio e alto fusto.  E’ la roccia qui a prevalere, a farla da padrona.

Tutto il tragitto fin qui effettuato risalta particolarmente alla luce del mattino e del tramonto, tutt’altra cosa, come sempre, rispetto alle ore centrali della giornata.  Inoltre è forse più godibile andando da sud a nord, per questo motivo, ma anche per non perderci quella fantastica tratta che da Kalamata si sviluppa per 60km fino a Sparta, abbiamo deciso di ripercorrerlo a ritroso.  In tal caso è preferibile partire senza fare colazione per godere delle ore migliori, fermandosi poi all’Aman Café di Kardamila per assaporare con calma i piccoli piaceri della vita: relax, buon cibo, bell’ambiente, ottima vista, sono cose che ben predispongono ad affrontare il resto della giornata (assicuriamo che non ci hanno pagato per fare pubblicità).

Areopoli (cittadina che prende il nome da una caratteristica degli abitanti che non è quella di soffrire di aerofagia, bensì di avere un carattere un tempo paragonato a quello di Ares, il Dio della guerra) ci accoglie come un brullo paesino messicano (si, messicano), sferzato dal vento e con la polvere che si solleva da terra.  Ha invece uno splendido centro storico, fatto di case in pietra nella tipica maniera del Mani: le “case torri”.   Il luogo si rianima dopo le 17 (post siesta…no?!), quindi fino a quell’ora non venga in mente a nessuno di transitare con la propria rombante due ruote munita di silenziatore 105db per le strette viuzze, se non si vuole risvegliare quell’oramai sopito antico caratterino degli abitanti.  Oltre a meritare il pernottamento già per se stessa, la città è anche un’ottima base per visitare la penisola.  Una sistemazione fra le più gettonate è da “Rooms Tsimova”, in una tipica casa torre ristrutturata (in alternativa ci si può rivolgere a quella di fronte).  Le camere sono più che accettabili ed il prezzo pure (noi abbiamo pagato 35€ per la stanza e 3€ a testa per la prima colazione – da evitare), solo i bagni sono piccoli e vecchi.  La proprietà è di un simpatico vecchio reduce di guerra che ha combattuto in Italia e che, a dispetto dell’età, ricorda ancora qualche parola della nostra lingua.  Al piano terra ha anche un piccolo museo della guerra che mostra con orgoglio.  In questo ambiente fatto di ninnoli, chincaglierie varie e oggetti antichi, fa bella mostra di se un maxischermo 42” con ricevitore satellitare utilizzato dall’arzillo vecchietto (un vero mito) per ascoltare le canzoni napoletane…(al mondo non bisogna mai dare nulla per scontato!).  La migliore taverna del luogo è Nikolas Corner in piazza, a dispetto del nome e delle sembianze non delude.  

Il “giro del Mani” è una delle tappe fondamentali del viaggio: partendo da Areopoli in direzione sud dopo qualche chilometro si può entrare a destra alla traversa per la spiaggia di Mézapos, per godere di una splendida veduta su Capo Tigani.  La strada costiera da qui diviene un praticabile sterrato fino a Stavrì ove reincontra l’asfalto e consente di riguadagnare la via principale per giungere immediatamente a Kita e visitare le famose case torri di questo paese fantasma.  In alternativa è possibile proseguire tortuosamente su strada bianca lungo la costa fino a Gerolimenas (tratto da noi non testato), piccolo e pittoresco villaggio di pescatori con un paio di taverne sul mare. 

Successivamente si incontra Alika, superata la quale si inizia a salire a destra per arrivare a Vàthia, il più incantevole dei vecchi borghi Manioti ora semi abbandonati. 

Superata Vàthia si apre un superbo panorama sulle spiagge di Marmàri, le più belle della penisola, dove sarebbe un delitto non sostare un’oretta per un bagno ristoratore. La soprastante taverna con vista mare consente di riempire la pancia e godersi lo spettacolo.  Tuttavia l’indimenticabile viene ora: tornando indietro dalle spiagge di Marmàri bisogna andare a destra, ma non alla prima (che porta a Capo Ténaro), non alla seconda (che porta a Porto Kagio, luogo comunque non certo privo di interesse), bensì alla terza stradina, che con una serie di tornanti in ripida salita porta ad ammirare il più trionfale scenario del Mani (e probabilmente del Peloponneso): l’intero promontorio di Capo Tenaro in tutta la sua frastagliata estensione in basso davanti ai nostri occhi è una visione di rara bellezza.   La carreggiata è per un buon tratto ottimamente asfaltata, per poi divenire bianca (ma non ne conosciamo le condizioni) se si vuole proseguire direttamente verso Laghia evitando di tornare indietro fino ad Alika per riprendere la via principale. 

Laghia è una piccolissima perlina e va vista proprio arrivando da sud.  Minuta, è proprio il classico e caratteristico villaggio Maniota che domina dall’alto tutta la costa orientale, assai meno frequentata e molto più selvaggia rispetto a quella occidentale.  Poche e di scarso interesse sono le spiagge, poiché il litorale è alto e frastagliato salvo a Niti, fra Kokala e Kotronas. Guardando al largo nei pressi di Kokala si è di fronte alla fossa più profonda del Mediterraneo: -4800 metri.   Merita di essere menzionato anche il borgo di Flomochori che ha le case torri più alte.

A Kotronas scendiamo in paese per dirigerci, lungo la costa su una magnifica tratta tutta da guidare, a Skoutari che ha una discreta spiaggetta. Sono pochi chilometri, ma non si dimenticano.  Da Skoutari si torna ad Areopoli per una veloce statale (che noi abbiamo trovato con qualche difficoltà) tutta curve e divertimento.

Si torna a Kalamata da cui ha inizio un’altra fra le tappe in assoluto più belle.  Sono 60km fino a Sparta, attraverso i Monti del Taigeto con ambienti che nella parte iniziale e finale ricordano vagamente la Francia delle Gorges (vedi articolo “Provenza e non solo”).  Il passo di Langada ad oltre 1500 metri di quota ricorda invece uno dei nostri, con tanto di rifugio ove potersi ristorare con cibo e bevande calde (spesso qui fa freddino, almeno 10° in meno che in pianura ce li si può attendere).

A Sparta la sistemazione più adatta è l’Hotel Cecil, non nuovo ma comodo, pulitissimo, semplice e con affabili e squisiti proprietari.  Il prezzo è di 35€ per la notte in doppia senza colazione. 

La città è molto caotica ma anche, a dispetto dell’antico nome, rigurgitante di giovani e di locali alla moda.   Il sito archeologico dell’antica Sparta è molto meno interessante di tanti altri, in compenso a pochi chilometri dalla città sorge Mistras, di gran lunga il più importante sito medioevale del Peloponneso (e forse di tutta la Grecia).   La visita a Mistras può essere molto faticosa, soprattutto se fa caldo, a causa dell’estensione delle rovine.  Non si riesce a vedere tutto in meno di 4 ore.   Proprio a causa della dimensione vale oro il seguente consiglio (sgranate bene gli occhi):

- “Andare con la moto al parcheggio dell’entrata alta, al castello, acquistando il biglietto da conservare per ripresentarlo all’entrata bassa.  Si visita la parte alta in circolo scendendo fino alla porta di Monemvassia, ideale linea di demarcazione, per poi risalire.  La passeggiata alla rocca è una bella scarpinata ma consente di godere di un panorama a 360° su tutta la pianura di Sparta e una volta ridiscesi ci si sente soddisfatti nonostante la fatica.   Va quindi ripresa la moto per scendere all’ingresso della parte bassa. Quest’area è fra l’altro anche più interessante, con molte opere da osservare, ma forse un po’ meno spettacolare. C’è anche un piccolo monastero tutt’ora abitato da alcune suorine felici di accogliere i turisti chiedendo un modesto obolo per i loro prodotti artigianali (tranquilli, bastano anche 5 euro).  Gradevole la visita guidata gratuita alla chiesa del convento”. 

Da Sparta a Monemvassia la strada non è particolarmente significativa ma neppure brutta.  L’asfalto è come al solito molto vario ma mai eccessivamente accidentato, annotate però il seguente suggerimento:

-“Giunti ad Agios Dimitrios attraversate il paese e all’uscita prendete a destra al bivio, il fondo è più nuovo e si ha la sensazione di lasciare la via principale.  E’ un biscione di asfalto che corre in mezzo agli ulivi, tagliando fuori il paesino di Niata e portando in poco tempo ad Apidià, risparmiando 8-9km rispetto alla strada vecchia.  Se venite dalla direzione opposta oltrepassate Apidià e prendete la traversa (sembra proprio una traversa qualsiasi, quasi perpendicolare alla via maestra) a sinistra qualche centinaio di metri dopo il distributore di benzina posto sulla destra al termine del paese”.   [se non sono stato chiaro non abbiate remore a contattarmi via e-mail]

Monemvassia è uno spettacolo irrinunciabile.  Mai fare l’errore di intraprendere un viaggio da queste parti senza programmare una tappa in questa località.  E’ d’obbligo soggiornarvi almeno una notte e, se le finanze lo permettono, è meglio farlo nei sublimi alloggi ricavati in abitazioni medioevali all’interno del villaggio (sono veri e propri hotel con due uffici nel vicolo principale del paese).  Se non c’è posto o è troppo caro si può pernottare nella vicina Géfira, sorta proprio per soddisfare le esigenze turistiche di Monemvassia. 

Monemvassia è un piccolo borgo medioevale tutt’ora abitato. Si erge nascosto alla vista da terra su di un enorme sperone roccioso in mezzo al mare, collegato alla terraferma da una diga rialzata.  L’accesso è uno solo e nello spiazzo antistante è difficoltoso in piena stagione trovare parcheggio perfino per la moto.   Naturalmente il paese durante il giorno è letteralmente invaso da turisti, per cui occorre recarvisi la mattina presto oppure la sera al tramonto, quando la pace regna sovrana.  Non ci sono mezzi motorizzati, si può solo andare a piedi e gli artigiani edili utilizzano muli per il trasporto delle attrezzature e del materiale.

Monemvassia sorge in una posizione unica al mondo e si è preservata soprattutto grazie all’assenza nelle vicinanze di spiagge particolarmente belle.  Segnaliamo tuttavia le due migliori dei paraggi: Xiphias, 6km a sud di Géfira, circa 2km dopo il Camping Paradise (seguire le indicazioni per il campeggio tenendo il mare sulla sinistra e appena oltrepassato girare a sinistra al bivio).  E’ una piccola caletta sabbiosa delimitata alle estremità da due scogli color ocra, carina.  Per raggiungerla occorre nel tratto finale seguire i segnali per un Hotel, a sinistra circa 100 metri prima di una taverna; poi si scende per un viottolo asfaltato proprio di fianco all’Albergo.  Qui si viene anche per un altro motivo: sulla via del ritorno, nel tardo pomeriggio poco prima del tramonto, si ha la vista più vantaggiosa, sia per la luce, sia per l’angolazione, su Monemvassia. 

L’altra è Pori Beach, 3km a nord (tenere quindi il mare sulla destra) , ben più ampia della precedente.  C’è anche una taverna forse migliore rispetto a quella nei pressi di Xiphias.

Ci attende Elafonissi, insieme a Voidokilia il luogo con le spiagge più belle del Peloponneso.  Si tratta di una piccolissima isoletta a qualche centinaio di metri dalla costa e ad essa collegata da un servizio di traghetto con diverse corse giornaliere.   Da Monemvassia a Vinglafia, luogo di imbarco per Elafonissi, sono 40-50 facili chilometri per una stradina stretta e tortuosa ma ben fattibile.  Scavalcando i rilievi si ha inoltre una bella veduta delle due coste.

ELAFONISSOS:

A Elafonissi esistono sostanzialmente due spiagge (entrambe a qualche chilometro dal porto), la migliore è senz’altro Siros, caratterizzata com’è da un sottile istmo sabbioso largo poche decine di metri, lambito dal mare su entrambi i lati e che termina in un piccolo promontorio.  I due lati dell’istmo si aprono a mezzaluna allontanandosi l’uno dall’altro dando luogo di fatto non ad una, ma a due lingue sabbiose.  Una delle due rimane quasi sempre sottovento così che quando in una il mare è mosso, nell’altra è piatto.  All’estremità di una delle due, tendenzialmente naturista, si trova un nuovo campeggio molto confortevole e provvisto di bungalows moderni. 

A Elafonissi non esiste altro che l’omonima borgata, punto di sbarco del traghetto, con varie possibilità di pernottamento anche in confortevoli domatia (rooms to let/to rent).  Noi ne abbiamo scelta una sul porto appena riammodernata con frigo, TV, A/C e persino la tenda nella doccia (una vera rarità da queste parti), al prezzo di 30€ a notte trattabili.  Ci sono anche due stanze leggermente più ampie e con terrazzino.

A sud di Elafonissi c'è la splendida isola di Cythira (o Citera) che ci accoglie con le sue splendie spiagge e le borgate in riva ad un mare cristallino. Kythira (Citera) o Tsirigo (Cerigo) è l'isola dell'amore e della dea Afrodite Urania. Si trova nel sud di Grecia tra Peloponneso e Creta. È un'isola montuosa con tante valli che vanno a finire nel mare formando spiagge meravigliose. Un'isola con circa 280 chilometri quadrati d'estensione. La vegetazione è ricca, sopratutto nel nord-ovest dell'isola. Il clima è mediterraneo con umidità e venti violenti sopratutto l'inverno. Sull'isola ci sono parecchie sorgenti che scorrono tutto l'anno.

La spiaggia di Caladì è la più famosa e fotografata di Kithira. È una spiaggia ciottolosa di colore verde-blu con acque pulite e si trova nella parte est dell’ isola. Per arrivarci a quella spiaggia rocciosa si deve guidare verso Paleopoli, e successivamente proseguire con la discesa di un sentiero con 130 gradinate.

Riacquistiamo il continente ed esploriamo tutta la costa ovest della penisola, passando per Demonia anziché Monemvassia, risparmiando diversi chilometri.   A Demonia lasciamo la strada principale (che piega verso l’interno), per seguire la costa e godere di splendidi scorci sul promontorio di Plitra.  Non si percorrono neppure più chilometri avendo l’accortezza di deviare all’interno all’altezza di Glikovrissi, per poi incrociare quella che sarebbe stata la via più diretta, proseguendo diritto verso Apidià e Agios Dimitrios (ricordarsi l’indicazione sulla scorciatoia, fornita all’andata). Da non perdere è il tratto Geraki-Kosmas-Leonidio, con Kosmas ottima base per una piacevole sosta essendo un fresco paesino di montagna a 1150 metri di altitudine.  Leonidio è carina ma non essendo sul mare vive un po’ all’ombra della spiaggia di Plaka, a 5km, che però a noi non è piaciuta.  I circa 80km fra Leonidio e Nauplia scorrono veloci con qualche scorcio sul mare.

Nauplia è splendida, romantica (città Veneziana, non poteva essere altrimenti), con tanti localini alla moda affollati di bella gente e con una passeggiata lungomare che compie il giro completo attorno al promontorio su cui sorge il centro abitato, davvero indimenticabile al tramonto.  E’ una cittadina molto signorile, all’Europea e non può essere definita tipicamente greca pur essendo piacevolissimo passeggiare per le sue viuzze gremite di artigiani produttori di Komboloi (una sorta di “rosario” utilizzato dagli uomini greci per giocarci facendo passare le palline fra un dito e l’altro).

Nauplia è inoltre una base ideale per il trittico storico-culturale costituito da Micene, Tirinto ed Epidauro.

Visitare le ciclopiche mura di Micene non limita lo stupore che nasce di fronte a quelle ancor più impressionanti di Tirinto, costruite con blocchi da 10 fino a 14 tonnellate, per uno spessore di 6-8 metri; davvero il massimo dell’ossessione “difensiva” dell’epoca Micenea.  A Micene va visto il “tesoro di Atreo” o “tomba di Agamennone”, 300 metri prima del sito archeologico (stesso biglietto di entrata ma da ripresentare, quindi conservarlo).  Si tratta di una costruzione a forma di alveare con 33 giri concentrici di pietre di diametro sempre più ridotto fino alla chiave di volta, tutto sotto ad una collina.  E’ di gran lunga la costruzione più spettacolare di Micene (che dalla sua ha però la panoramicissima posizione), anche perché sembra di entrare in un monumento egizio.   Epidauro infine vanta il teatro greco meglio conservato in assoluto e, insieme ad Olimpia e all’Acropoli di Atene, è il sito più visitato della Grecia.  Ponetevi al centro del teatro e provate a bisbigliare qualche cosa, il vostro sussurro sarà percepito da chiunque sia seduto sulle gradinate.   Un esempio di acustica e di armonia visiva unico al mondo. 

Il viaggio riprende verso l’ultima delle quattro penisole del Peloponneso: l’Argolide.  Non vanta lo stesso splendore delle altre tre.  Le belle spiagge sono cosa rara, tuttavia non mancano spunti interessanti, primo fra tutti l’isola di Idra, raggiungibile da Ermioni in 25 minuti di aliscafo (6,60€ il biglietto).  Visitabile in giornata ma possibilmente fuori stagione (in piena estate c’è troppa gente) si può circolare esclusivamente a piedi.  Niente mezzi motorizzati, solo muli per i trasporti via terra e caicchi o taxi boat per quelli via mare.  La nostra guida la definisce “il più bel porticciolo di tutte le isole greche”, scusate se è poco!   Da non perdere soprattutto per chi ama le passeggiate su sentieri a picco sul mare con paesaggi splendidi.  In 50 minuti dal porto si arriva alla spiaggia di Vlichos, seguendo il facile cammino tenendo il mare sulla destra. 

Per ragioni di costo e per non abbandonare la moto è più conveniente pernottare a Ermioni, magari in uno degli appartamenti nuovi in fondo al porto verso la pineta, oppure all’Hotel Aktis segnalato anche dalla guida Routard (40€ la doppia + 4€ a testa per la colazione).

Altri spunti interessanti in Argolide sono rappresentati dalle due enormi voragini nel terreno conosciuti come Big Cave (impossibile non vederla) e Small Cave.  Rimangono subito fuori dal paese di Didimo, che sorge in una bella vallata.  All’interno di Small Cave si entra, tramite una breve scala che scende sottoterra, per visitare due cappelle scolpite nella roccia.   Infine vi è il cratere vulcanico nel promontorio di Methana (cittadina termale) a cui si accede tramite la strada che sale lungo il pendio tenendo il mare a sinistra.  Sono 12km da Methana per giungere al parcheggio, poi si prosegue per un sentiero a piedi.  La colata lavica è impressionante.

Riprendiamo la rotta verso nord lasciandoci entusiasmare dal tratto stradale fra Kranidi e Epidauro e ancor più fra Epidauro e Korinthos, foriero di panorami mozzafiato e al contempo di un piacere di guida di altissimo livello, con belle curve, ampia carreggiata e finalmente un asfalto di qualità. 

Una sosta per una fugace occhiata all’impressionante canale di Corinto a cui si arriva seguendo la segnaletica per Atene lungo la “old (non la new) National Road”.  Ci si può fermare sul ponte a osservare con un po’ di fortuna il transito di una nave da crociera.  Peccato per i dintorni così squallidi.

Da Korinthos a Patrasso merita una menzione il nuovo, costosissimo e appena aperto ponte di Rio che unisce il Peloponneso alla Grecia continentale.  Capolavoro dell’ingegneria civile ed esempio di cosa l’uomo è capace di fare quando investe risorse sul futuro anziché nelle armi.  Il pedaggio per le moto è di soli 1,5€ (contro i 9€ per le auto) e si può effettuare l’andata sul ponte per poi ammirarlo al ritorno da sotto su uno dei ferry che ancora continuano a fare la spola fra le due coste.  

Bel viaggio eh?!

           

Da non perdere:

-        alcuni tratti da Kalavrita a Olimpia

-        il tratto Olimpia-Langadia-Dimitsana

-        Voidokilia

-        il giro del Mani e poi il tratto da Areopoli a Kardamili

-        la strada da Kalamata a Sparta

-        Monemvassia

-        Elafonissi

-        Nauplia

-        Epidauro

-        Il tratto da Kranidi a Epidauro a Corinto

-        Il ponte di Rio